Dr.ssa Valentina Caglioni
Psicologa, Psicoterapeuta
Socia della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica ( S.I.P.P.)

Chi sono e di cosa mi occupo 

Sono una psicologa e psicoterapeuta e da 15 anni mi occupo di adolescenti e adulti che iniziano a stare male, a soffrire in qualche modo che non riescono a comprendere, oppure che soltanto hanno la sensazione che ci sia "qualcosa che non va", si lasciano guidare dal sentore che qualcosa potrebbe andare meglio. A volte si ha già in mano una sorta di diagnosi o perchè qualcuno l'ha data ( un medico di base, un amico, un medico che si è consultato...) o perchè si sa di essere depressi, ansiosi, avere attacchi di panico, avere un disturbo di personalità o qualsiasi altra cosa. Non importa. Chi decide di chiedere l'aiuto di uno psicoterapeuta ha al proprio interno un disagio, che molte volte è una occasione, che lo porta a interrogarsi e/o a voler " stare meglio", qualsiasi cosa "stare meglio" significhi. La psicoterapia è questo: un viaggio condiviso alla ricerca di qualcosa, che non è altrove, ma che riguarda sè.

Cosa è una psicoterapia?


E’ molto difficile spiegare l’essenza di una esperienza psicoterapeutica. Sfugge a semplificazioni e descrizioni perché ha caratteristiche estremamente variabili. Spesso dunque si usano metafore per descriverne la natura. Spesso si usa la metafora del viaggio, del percorso che in effetti traduce abbastanza bene l’esperienza di trasformazione nel tempo, dell’attraversamento di stati di sé che sono come luoghi da esplorare e da conoscere. Come in un viaggio, inoltre, l’esperienza trasformativa che avviene non si sa dire quasi mai quando o dove sia avvenuta: si sa solo che una volta terminato il viaggio ci si sente cambiati pur essendo sempre gli stessi.
La metafora del viaggio traduce bene anche gli aspetti spaventosi, pericolosi o avventurosi di una psicoterapia: si sa dove si inizia ma non si sa dove si finisce e soprattutto quali luoghi incontreremo. 
Ma una psicoterapia non è solo questo. Allora io credo che si debba rinunciare all’idea di poterla spiegare a qualcuno che non l’abbia vissuta.
Credo che in questo sia davvero come un viaggio avventuroso: lo fai se hai voglia di farlo, se senti una certa spinta a farlo, lo fai sapendo due o tre cose fondamentali ma non sapendo tutto. Provo allora a dare solo qualche indicazione, quelle due o tre cose fondamentali, che mi sembra che spesso vengano chieste per orientarsi.
Quanto dura una psicoterapia?

Innanzitutto distinguiamo fra una psicoterapia psicoanalitica diciamo classica e psicoterapie brevi le quali hanno in genere una durata predefinita o un obiettivo predefinito ma che in genere sono indicate solo per persone che abbiano certe caratteristiche e vengono fatte da un terapeuta che abbia una preparazione specifica perché necessitano di una vera e propria tecnica differente.
Per il resto una psicoterapia ha una durata estremamente variabile. Tornando alla metafora del viaggio: è come chiedere quanto dura un viaggio. Dipende da dove si vuole arrivare e anche da che punto si parte. Non è però un viaggio in cui non si può tornare indietro: in ogni momento è il paziente che può decidere di interrompere. Di interrompere: cioè decidere di non voler andare avanti nel viaggio, non raggiungere la meta. 


Il mito della dipendenza dalla terapia
Molte persone temono di diventare dipendenti dalla psicoterapia, come lo si può diventare da un farmaco o da una droga, peggio ancora da un guru che possa fare una sorta di lavaggio del cervello e annullare l’intenzionalità di una persona. 
La dipendenza dalla terapia non esiste in quanto tale. Esiste però la possibilità che quando una persona inizia un viaggio, poi faccia fatica a interromperlo perché ha iniziato a desiderarlo, a dispetto del fatto che a volte vorrebbe tornare indietro, che è stanco o cos’ altro. Allora si: mi capita di vedere persone che si trovano in difficoltà perché da una parte sanno che non hanno raggiunto la loro meta, lo avvertono e vorrebbero proseguire la terapia, ma dall’ altra vorrebbero interrompere ( e questo può capitare per diversi motivi: più spesso per quella naturale disposizione dell’essere umano a sentirsi gratificato e dunque per il bisogno di sentirsi arrivato. Quelle che possiamo chiamare intuitivamente delle “fughe in avanti”). Allora può capitare che qualcuno si senta di non essere libero di lasciare la terapia, avvertendolo a volte come se fosse il terapeuta che non lo lascia libero. Nella realtà è il loro stesso desiderio di raggiungere la meta quello dal quale dipendono. 

Quando finisce una terapia? 
E chi lo decide?

Quando finisce un viaggio? 
Quando si arriva.
E quando si arriva dove si voleva arrivare lo si sente e nel caso della psicoterapia lo si sente in due. L’unica vera differenza con un viaggio è che, in un certo senso, in un percorso psicoterapeutico nessuno è totalmente consapevole di quale sia la meta, quella vera. Forse è un po come un viaggio senza meta in cui ci si affida alla propria intuizione che quando si sarà raggiunto il luogo giusto, lo si avvertirà. 

Quanto costa una seduta?

Posso dire che in genere chiedo 70 E per il primo colloquio conoscitivo. Dopodichè, qualora si ritenesse di iniziare una psicoterapia, molto dipenderà dalla frequenza delle sedute e dalle possibilità. Una psicoterapia per funzionare deve essere impegnativa e lo è, sia da un punto di vista temporale che economico ( non sempre ma spesso anche da un punto di vista emotivo). Deve però altrettanto, essere sostenibile nel lungo tempo. 

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